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Visualizzazione dei post da ottobre, 2024

Imprinting

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 Parco degli acquedotti romani Caratteristiche principali:  frammento - linearità  Il Parco degli Acquedotti a Roma è uno di quei luoghi che sembrano emergere da un tempo lontano, sospeso tra l'antico e il moderno, un angolo di memoria che respira insieme alla città, ma che conserva una dimensione quasi magica, fatta di prati aperti e di imponenti strutture in pietra. Un luogo di imprinting, di quei primi contatti col mondo che formano la mente e il cuore, in cui ogni angolo, ogni suono e ogni odore diventano parte del nostro essere, del nostro modo di vedere e sentire. È un luogo dove ho vissuto i miei primi momenti di scoperta, uno di quelli che ti formano dentro. Ci andavo da bambino e, per me, era come un campo da gioco gigante, pieno di mistero e di storia. I miei genitori mi lasciavano libero di girare per il parco ma la mia attenzione era sempre catturata da questi grandi archi che tagliavano tutto il parco quasi a separare la parte più attrezzata con quella più naturalistic

Giangiacomo D'Ardia

  Giangiacomo D’Ardia è un architetto italiano attivo sin dagli anni '60, noto per il suo contributo nel campo della progettazione architettonica e urbanistica. La sua carriera è caratterizzata da una continua sperimentazione, sia nella ricerca che nell'applicazione pratica. Laureatosi nel 1967 in Architettura a Roma, ha poi insegnato presso la Facoltà di Architettura dell'Università "G. D'Annunzio" di Chieti, dirigendo vari dipartimenti e contribuendo significativamente allo sviluppo accademico del settore. Una delle mostre recenti che mette in evidenza il suo lavoro è "Strisce. Racconti di progetto 1967-2024", attualmente ospitata nella Galleria Espositiva della Facoltà di Architettura di Valle Giulia a Roma. L'esposizione, aperta fino al 7 novembre 2024, raccoglie schizzi, disegni e modelli che raccontano più di 50 anni di attività, offrendo uno sguardo completo sul suo approccio critico e innovativo alla progettazione architettonica. Il suo l

3 Ipotesi di programma funzionale

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Analisi di alcune opere d'arte moderna

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Per l'analisi di un opera d'arte contemporanea ci siamo recati allo GNAM, dove abbiamo avuto il piacere di visitare tutto il museo circondati da opere di diversi artisti. Tra le tante una che ci ha colpito è "Zone Riflesse" di Paolo Scheggi 1963 (1) ; In quest'opera Scheggi utilizza queste tele rosse sovrapposte l'una sull'altra che presentano sulla loro superficie delle bucature ovali; Il tema della stratificazione si presenta anche nelle aperture circolari, in quanto esse stesse sono parzialmente concentriche l'una all'altra. L'opera invita quindi lo spettatore a interagire con essa, sia fisicamente che visivamente creando un esperienza personale legata al punto di vista dell'osservatore stesso. Girandoci intorno possiamo notare degli effetti di luci e ombre che si sovrappongono e cambiano al variare della nostra posizione, se frontale alla tela, o laterale.  (1).                 Da qui, la nostra idea per reinterpretare l'opera è sta

In relazione alla visita in classe di Natino Chiarico

Natino Chirico è un artista italiano nato nel 1953 a Reggio Calabria, noto per la sua capacità di unire pittura e scultura attraverso l'uso di tecniche miste e materiali innovativi. Ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e poi a Roma, dove è stato allievo di maestri come Franco Gentilini e Arnoldo Ciarrocchi. Sin dai suoi primi lavori negli anni '70, si è distinto per una forte personalità artistica, esponendo in Italia e all'estero in numerose mostre personali e collettive. Chirico è conosciuto per l'uso del colore e della materia, che rappresentano i punti centrali delle sue opere. A partire dagli anni '90, ha iniziato a dedicarsi intensamente al cinema come tema principale, rendendo omaggio a icone come Totò, Eduardo De Filippo, Anna Magnani, Federico Fellini e Charlie Chaplin. Questo interesse per il cinema si manifesta in una serie di mostre personali che esplorano la forza espressiva di questi grandi artisti cinematografici attraverso un