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Choon Choi

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  L'architettura di Choon Choi è un dialogo costante tra modernità e tradizione, un'intersezione tra il rispetto per la cultura coreana e una sensibilità per i bisogni contemporanei. Choi crede che gli edifici debbano parlare il linguaggio della loro terra, raccontando storie che si legano alla cultura locale, e per questo i suoi progetti sembrano quasi respirare il paesaggio che li circonda. È un architetto che dà valore al contesto, cercando di capire profondamente i luoghi in cui opera e proponendo soluzioni che non si limitano a soddisfare le esigenze funzionali ma che esprimono anche un legame con l'ambiente, naturale e urbano. La sua architettura spesso si riflette nella semplicità formale e nell’uso di materiali locali, e in questo senso, c'è un filo che la collega alla tradizione. Tuttavia, Choi non rinuncia a elementi contemporanei, cercando di sfruttare tecnologie innovative e sostenibili per creare edifici che siano efficienti dal punto di vista energetico e

Scacchiera

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Imprinting

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 Parco degli acquedotti romani Caratteristiche principali:  frammento - linearità  Il Parco degli Acquedotti a Roma è uno di quei luoghi che sembrano emergere da un tempo lontano, sospeso tra l'antico e il moderno, un angolo di memoria che respira insieme alla città, ma che conserva una dimensione quasi magica, fatta di prati aperti e di imponenti strutture in pietra. Un luogo di imprinting, di quei primi contatti col mondo che formano la mente e il cuore, in cui ogni angolo, ogni suono e ogni odore diventano parte del nostro essere, del nostro modo di vedere e sentire. È un luogo dove ho vissuto i miei primi momenti di scoperta, uno di quelli che ti formano dentro. Ci andavo da bambino e, per me, era come un campo da gioco gigante, pieno di mistero e di storia. I miei genitori mi lasciavano libero di girare per il parco ma la mia attenzione era sempre catturata da questi grandi archi che tagliavano tutto il parco quasi a separare la parte più attrezzata con quella più naturalistic

Giangiacomo D'Ardia

  Giangiacomo D’Ardia è un architetto italiano attivo sin dagli anni '60, noto per il suo contributo nel campo della progettazione architettonica e urbanistica. La sua carriera è caratterizzata da una continua sperimentazione, sia nella ricerca che nell'applicazione pratica. Laureatosi nel 1967 in Architettura a Roma, ha poi insegnato presso la Facoltà di Architettura dell'Università "G. D'Annunzio" di Chieti, dirigendo vari dipartimenti e contribuendo significativamente allo sviluppo accademico del settore. Una delle mostre recenti che mette in evidenza il suo lavoro è "Strisce. Racconti di progetto 1967-2024", attualmente ospitata nella Galleria Espositiva della Facoltà di Architettura di Valle Giulia a Roma. L'esposizione, aperta fino al 7 novembre 2024, raccoglie schizzi, disegni e modelli che raccontano più di 50 anni di attività, offrendo uno sguardo completo sul suo approccio critico e innovativo alla progettazione architettonica. Il suo l

3 Ipotesi di programma funzionale

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Analisi di alcune opere d'arte moderna

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Per l'analisi di un opera d'arte contemporanea ci siamo recati allo GNAM, dove abbiamo avuto il piacere di visitare tutto il museo circondati da opere di diversi artisti. Tra le tante una che ci ha colpito è "Zone Riflesse" di Paolo Scheggi 1963 (1) ; In quest'opera Scheggi utilizza queste tele rosse sovrapposte l'una sull'altra che presentano sulla loro superficie delle bucature ovali; Il tema della stratificazione si presenta anche nelle aperture circolari, in quanto esse stesse sono parzialmente concentriche l'una all'altra. L'opera invita quindi lo spettatore a interagire con essa, sia fisicamente che visivamente creando un esperienza personale legata al punto di vista dell'osservatore stesso. Girandoci intorno possiamo notare degli effetti di luci e ombre che si sovrappongono e cambiano al variare della nostra posizione, se frontale alla tela, o laterale.  (1).                 Da qui, la nostra idea per reinterpretare l'opera è sta